LA CONSULTA BOCCIA I RICORSI E LE ACCUSE DI INCOSTITUZIONALITA'

LA CONSULTA BOCCIA I RICORSI E LE ACCUSE DI INCOSTITUZIONALITA'

26/10/2017



Il bonus Poletti è legittimo

La Corte Costituzionale ha deciso che il bonus Poletti sulle perequazioni pensionistiche è legittimo. La Consulta ha bocciato i ricorsi e respinto le accuse di incostituzionalità sollevate, ritenendo che la norma «realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica». Ricordiamo che la questione concernente la perequazione dei trattamenti pensionistici è stata ereditata dalla riforma Fornero, oggetto già di un ricorso che nel 2015 ha portato ad un rimborso, il cosiddetto “bonus Poletti”. Una misura da noi considerata parziale perchè avrebbe creato penalizzazioni per sei milioni di pensionati. Ne è seguito un appello bis sui cui oggi la Corte Costituzionale si è pronunciata. La Consulta ha valutato la legittimità del decreto legge 65/2015 con cui il Governo ha riconosciuto in minima parte quanto non pagato ai pensionati per effetto del blocco della perequazione nel biennio 2012-2013. La questione trae origine dal cosiddetto decreto legge “Salva Italia” che, per mettere in sicurezza i conti pubblici a fine 2011, bloccò per il biennio 2012-2013 la rivalutazione delle pensioni, salvando la perequazione solo per gli assegni di importo massimo non superiore a 1.404 euro lordi, cioè 3 volte il trattamento minimo. Con la sentenza 70/2015, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima questa disposizione, determinando però un problema per i conti pubblici, dato che il riconoscimento a posteriori del mancato adeguamento all'inflazione era stato stimato in 24 miliardi di euro.  Il Governo, quindi, corse ai ripari nella primavera di due anni fa, varando il decreto legge 65/2017 con cui è stata introdotto un nuovo meccanismo di perequazione riferito al biennio 2012-2013 che ha stabilito la perequazione al 100% per assegni fino a 3 volte il minimo; del 40% tra 3 e 4; del 20% tra 4 e 5; del 10% tra 5 e 6; nullo per importi oltre sei volte il minimo. La conseguenza è stata una “spesa” per lo Stato di soli 2,8 miliardi di euro contro i 24 stimati. La Corte costituzionale - si legge nel comunicato diffuso dalla Corte al termine dalla camera di consiglio - ha respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65 del 2015 in tema di perequazione delle pensioni, che ha inteso «dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015». La Corte ha ritenuto che - diversamente dalle disposizioni del “Salva Italia” annullate nel 2015 con tale sentenza - la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. “Nella sentenza della Consulta si parla di ‘bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica'. A noi pare invece – dice il nostro Segretario nazionale Gigi Bonfanti - si siano difese solo queste ultime, a scapito di quelle dei nostri pensionati che sono stati privati di un loro diritto. Per quanto ci riguarda – conclude il segretario Fnp Cisl – proseguiremo nella nostra battaglia per chiedere, come abbiamo fatto finora, di introdurre un nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni che permetta ai pensionati di recuperare il potere d'acquisto perso in questi anni e nel bloccare ogni automatismo di innalzamento dell'età pensionabile uguale per tutti i lavori. Sulla stessa linea Piero Agus, il nostro Segretario FNP CISL SARDEGNA: “Nel maggio del 2015 abbiamo pubblicato uno studio (ad opera del nostro Ufficio Studi Regionale) per valutare le ricadute del blocco delle rivalutazioni delle pensioni in Sardegna” evidenzia Agus,  “l'articolo era stato ripreso dai principali quotidiani sardi e da varie radio locali, dallo studio emergeva come il blocco delle rivalutazioni avesse colpito il 17% dei pensionati sardi. Alla luce di ciò il rigetto dei ricorsi è inamissibile. Bisogna smetterla di considerare i pensionati gli ammortizzatori sociali del tessuto sociale o una sorta di bancomat a cui attingere ogni volta che si creano problemi di finanza pubblica. La sentenza della Consulta per l'ennesima volta permette allo Stato di far cassa sui pensionati. Ma noi non ci arrenderemo e continueremo a lottare come sappiamo fare: ai tavoli e se non basta anche in piazza!”