25 NOVEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

25 NOVEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

25/11/2017



Lettera aperta: riflessioni personali di una donna, iscritta e dipendente della CISL

di Alessandra Franceschini

Ho avuto modo di discutere molte volte con l'universo maschile, soprattutto a fronte di frasi tipo: ”insomma ammetterai che siete un po' esagerate, avete l'8 marzo  e poi anche il 25 novembre?!”… Si, forse ad occhi maschili può sembrare esagerato, invece, al di là della propria personale opinione in merito,  questa festa è legata ad un evento davvero eroico. La ricorrenza è stata istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite e la data fu scelta da un gruppo di attiviste latinoamericane, durante un incontro tenutosi in Colombia nel 1981, in ricordo del brutale assassinio, avvenuto nel 1960, delle sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne il potere nella Repubblica Dominicana per oltre 30 anni. Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal combatterono la dittatura (1930-1961) con il nome di battaglia “las Mariposas (Le farfalle)” per ben 30 anni, Trujillo ammetteva che nella sua dittatura era tutto sotto controllo tranne la Chiesa e le Mirabal.

Del resto non è facile per l'uomo capire, la donna è atavicamente stata sempre oggetto di discriminazione. Basta pensare a quei grandi maschilisti di Aristole e di Pericle: il primo sosteneva che “l'uomo fa di ogni cosa ciò che è, ed in quanto portatore del seme è attivo e trasforma la passiva materia femminile” e l'altro affermava addirittura che “la virtù più grande di una donna era saper tacere”. Già..proprio il grande Pericle di Atene, l'inventore della Democrazia, il primo esempio di governo democratico nella storia. Di lui si cita spesso il discorso agli ateniesi del 431 a.c. “Qui ad Atene noi facciamo così” che, detto fra noi, sarebbe meglio fosse stato sottotitolato “Qui ad Atene noi uomini facciamo così”.

Anche sull'aspetto religioso storicamente non eravamo in condizioni migliori, si pensi alla Genesi, secondo cui Eva fu creata, per aiutare l'uomo, da una sua costola.

Nella storia più moderna gli esempi illustri non si contano più, uno fra tutti il grande Roussau, filosofo, scrittore e musicista …e maschilista fino all'osso, che nel suo “Emile ou de l'education” scrive < tutta l'educazione delle donne deve essere relativa agli uomini. Piacere loro, essergli utili, farsi amare e onorare da loro, allevarli da giovani e prendersi cura di loro da adulti>: la donna, in sostanza, nasceva all'epoca per essere sottomessa all'uomo e non poteva esprimere le proprie opinioni ma stare in silenzio e lasciare parlare solo lui. Per fortuna oggi sarebbe impensabile…ma certo “la parola” non l'abbiamo ottenuta gratis, ma grazie a tante donne coraggiose e straordinarie. Come, ad esempio, la poco conosciuta Olympe de Gouges che nel 1793 pubblica “la dichiarazione dei diritti della donna”, perciò finalmente “prende la parola” che fino ad allora alle donne era storicamente stata negata. Verrà ghigliottinata lo stesso anno e come sanzione aggiuntiva, le verrà tagliata la lingua. Peraltro da quella data si apre l'epoca del femminismo e si sente l'esigenza di esprimere il proprio punto di vista e non stare sottomesse a quello degli uomini.

E' altresì vero che ancora oggi l'uomo fatica a far uscire la donna dai propri schemi preimpostati ed anche in Sardegna che, rispetto ad altre regioni d'Italia,  ha subito una evoluzione storica femminile del tutto particolare (ricordiamo infatti che in Sardegna già dai tempi antichi prevaleva un matriarcato fortissimo, a questo proposito lo scrittore Giuseppe Dessì sosteneva che  “i grandi uomini della Sardegna sono stati donne”) esistono diversi casi di femminicidio e di aggressioni a danno di donne, nonché di violenza domestica. In merito ai maltrattamenti in famiglia, si è passati da 517 episodi nel 2014 e 336 nel 2015 a 392 nel 2016 e 227 solo nei primi nove mesi del 2017: nell'arco di questi anni le vittime femminili sono state il 70%. I femminicidi nei primi 9 mesi del 2017 sono stati ben 6 e tutti in ambito familiare. L'ultimo il 30 settembre a Domusnovas Bernardino Asoni, 81 anni ha ucciso sua moglie, Giulia Lai, 84 anni, dopo l'ennesima lite.

Una domanda che mi son fatta spesso è perché distinguere femminicidio da omicidio: in realtà il motivo è importante, è la ragione che sta dietro al reato che lo rende diverso e unico. La prima citazione del termine nella sua accezione moderna, come "uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle donne" è del 1990, per opera della docente femminista di Studi Culturali Americani Jane Caputi e dalla criminologa Diana E. H. Russell. Successivamente il termine è stato utilizzato dalla stessa Russell nel 1992, nel libro scritto insieme a Jill Radford Femicide: The Politics of woman killing. La Russell identificò nel femmicidio una categoria criminologica vera e propria: una violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna «perché donna», in cui cioè la violenza è l'esito di pratiche misogine.

Finora ho pensato, come tante altre femministe convinte, che il meccanismo di fondo fosse ricollegabile in senso stretto alla cultura dell'OGGETTIVAZIONE DELLA DONNA. Ora, dopo attenta osservazione dei fatti di cronaca relativi al femminicidio e tenendo ben presente che l'uccisione della donna in tale ambito è l'azione finale di una escalation di violenza, sto iniziando a pensare che sia “riduttivo” pensare esclusivamente alla rappresentazione collettiva della “donna oggetto”. Certo, questo è uno degli elementi e dei fattori che influenzano  la “definizione” della donna nella società, nel contesto familiare, nel rapporto a due. Ma sono convinta che il meccanismo e l'azione del femminicidio siano da ricollegare anche e soprattutto a qualcosa di più “profondo”, atavico, riconducibile comunque a una cultura maschilista  fatta di status e ruoli sociali imposti di cui alcuni esempi citati in precedenza.  Perciò per poter eliminare il femminicidio non basta sancire la parità solo da un punto di vista giuridico, sociale e professionale, è necessario abbattere quell'assioma generale che ha concepito la società maschilista: la forza fisica, e sostituirlo con la forza intellettuale, alla luce della quale siamo tutti uguali, uomini e donne. Tale fine è perseguibile soltanto attraverso una scrupolosa opera di sensibilizzazione che deve investire l'intera società, a partire dai giovanissimi, ai quali devono essere inoculati i concetti basilari di amore, rispetto e uguaglianza. Le denunce contro maltrattementi in Sardegna nel 2017 sono aumentate del 33%, ma il fatto che le denunce siano aumentate non significa che gli uomini sardi siano diventati più violenti ma che invece si è creato, a seguito delle campagne contro la violenza sulle donne, un sentimento per cui la vittima ha sempre più fiducia nel rendere manifesta la propria condizione. Certamente non basteranno appelli, documentari, spettacoli, libri o leggi (seppur necessarie) a fermare la strage delle donne, eppure parlarne, scrivere, raccontare storie, confrontarsi su questa tematica assai delicata, costituirà un'opera di sensibilizzazione, dalla quale potrà nascere in futuro un pensiero comune di anti-violenza. Questo me l'ha insegnato la mia organizzazione….me l'ha insegnato la CISL…

Infatti la CISL e la FNP sono quotidianamente impegnate nella promozione, inclusione e permanenza delle donne nel mondo del lavoro e in tutti gli ambiti della società e non solo, a favore di una piena affermazione del principio di parità e di pari opportunità di genere ed intergenerazionale. Per quanto riguarda le donne e le lavoratrici, la FNP e la CISL svolgono la propria azione sindacale attraverso un proprio Organismo statutario dedicato, il “Coordinamento Nazionale Donne”. In particolare come Cisl, sul tema della violenza siamo impegnati da tempo sia attraverso le azioni per l'attuazione dei principi contenuti nella nostra “Piattaforma sulla prevenzione della violenza sulle donne e i minori” recentemente aggiornata ed alla Campagna informativa permanente sulle MGF (Mutilazioni Giunte alla Fine) che dal 2009 accompagnano le nostre iniziative. A marzo 2016 abbiamo sostenuto la Campagna Cisl “Toghether be happy at work” con l'intento di promuovere interventi per il contrasto alle molestie e alla violenza nei luoghi di lavoro, in linea con l'Accordo Quadro Europeo sottoscritto da Cgil Cisl Uil e Confindustria due mesi prima. In collaborazione con altre associazioni laiche e cattoliche abbiamo promosso e sostenuto diverse iniziative di prevenzione e contrasto alla violenza. In seno al XVIII Congresso Confederale (giugno 2017) abbiamo dedicato un momento particolare al fenomeno della Tratta, che ha visto la testimonianza diretta di alcune vittime e l'adesione della Cisl alla Campagna promossa dall'Associazione Papa Giovanni XXIII “Fermiamo la domanda”, contro la prostituzione e a sostegno della proposta di legge Bini per inasprire le misure nei confronti dei “clienti” che alimentano la speculazione da parte delle organizzazioni criminali. Importante anche l'iniziativa unitaria sulla riforma del processo penale che ha consentito la presentazione dell'emendamento del Governo al collegato fiscale alla Legge di Bilancio per il 2018, per correggere finalmente il nuovo art. 162-ter del codice e impedire la possibilità di estinguere il reato di stalking tramite azione risarcitoria, come avvenuto presso il Tribunale di Torino.

Attualmente la Cisl è impegnata su diversi Tavoli istituzionali a cui sta dando il suo contributo di idee e proposte per rendere più concreti ed efficaci gli interventi da realizzare.

Alla luce di tutto ciò posso affermare che la mia organizzazione, ora molto più di prima, non è solo verde, bianca e rossa ma è anche molto rosa!